venerdì 13 giugno 2014

Bilancio di un anno di Amministrazione: "È stato aperto l'ufficio Europa" e altre amenità...

L'11 giugno 2014 abbiamo letto alcuni articoli della Tribuna sul "bilancio" di un anno di amministrazione, secondo chi la sta guidando.
Tra le tante dichiarazioni mi ha sorpreso leggere, in tema di Bilancio vero e proprio, la seguente frase: "È stato aperto l’ufficio Europa, «e per la prima volta il Comune sta partecipando a un bando europeo», ha aggiunto l’assessore al Bilancio, Alessandra Gazzola, su scuola e integrazione. L’ufficio inoltre avrà a breve un’ulteriore dipendente, inizialmente solo di uno stagista."
Tralasciando la questione TASI (di cui ho già scritto in altre occasioni) che andrebbe citata se si parla di Bilancio, mi limito a un paio di riflessioni proprio sull'Ufficio Europa e altri fatti curiosi.


Nel maggio scorso, presentammo un emendamento al Bilancio di previsione 2013, oltre a quello sull'IRPEFproprio per aumentare il budget dell'Ufficio Europa del Comune. L'Ufficio comunale interessato, però, si espresse negativamente perché non avrebbero saputo che cosa farsene di quei soldi!
È, quindi, un passo avanti che oggi finalmente si torni a parlare di funzionamento e potenziamento dell'Ufficio ma è anche necessario ricordare che potrebbe già lavorare a pieno regime.
Basterebbe, ad esempio, assegnare full time all'ufficio qualche dipendente del Comune, disponibile e volenteroso, e sfruttare una Convenzione esistente tra Comune di Treviso e la Provincia di Treviso

A ottobre 2013 il Comune aveva annunciato l'approvazione di una deliberazione di Giunta per rendere finalmente operativa la Convenzione con l'Ufficio Europa provinciale

Su questa deliberazione  io stesso avevo manifestato pubblicamente il mio apprezzamento nel Consiglio comunale del 28 ottobre 2013 perché una scelta condivisibile, efficace e in linea con il mio programma elettorale (dichiarazione a pag. 32 del resoconto della seduta).

Dopo 8 mesi, purtroppo,  non abbiamo più notizie di questa Convenzione, né dell'arrivo di un nuovo dipendente. Questo è dovuto, forse, al fatto che ai consiglieri non è dato sapere queste cose.

L'impressione è che le logiche di schieramento impediscano troppo spesso la collaborazione tra Enti, nonostante esempi positivi, con un danno per tutti i cittadini

L'articolo che trovate dopo il testo di questo post sulla stazione appaltante (art. 9, comma 4, D.L. n. 66/2014) della Grande Treviso promossa dal nostro Comune, fa pensare più a una concorrenza tra Enti che a una reale (e leale) collaborazione che sarebbe molto più smart e razionale del fare da soli. Da tempo, infatti, la Provincia di Treviso offre, su indicazione di legge e da ultimo proprio in base all'art. 9 del DL 66/2014, questa opportunità a tutti i 95 comuni della Provincia.
Che senso ha fare tutti la stessa cosa, magari in competizione l'uno con l'altro?

Sappiamo che la Provincia, probabilmente, verrà eliminata a breve. Le competenze e le capacità di chi ci lavora, però, speriamo che non vadano disperse e, fintanto che esistono e sono messe a disposizione, sarebbe decisamente molto smart farle fruttare collaborando, per il vantaggio di tutta la collettività.



Il post apparso sul profilo FB il 9 giugno

PS: Va riconosciuto a Beppe Mauro, candidato Sindaco all'ultima tornata elettorale per le amministrative di Treviso, di essersi presentato con una lista dal nome Grande Treviso e di avere riproposto l’idea, proprio per le favorevoli condizioni di schieramento createsi dopo le elezioni. 



Dato che si è offerto a collaborare con l’Amministrazione chissà se diventerà il 17° volontario politico.  
Ah, scusate, si dice collaborazione specialistica volontaria e gratuita.
 ;-)



Il paginone della Tribuna di mercoledì 11 Giugno 2014



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LA TRIBUNA - 11 giugno 2014
Faranno riferimento al capoluogo per le gare di appalto
Manildo: «È l’inizio, ma il premier ci dia autonomia fiscale» 

Grande Treviso
con dieci Comuni
 
La grande Treviso ha un’embrione. Il comune capoluogo sarà stazione unica appaltante per almeno 10 comuni dell’hinterland. Una rete obbligatoria, ma che la giunta Manildo già da un anno perseguiva, nel rilancio del ruolo del capoluogo e nel disegno di una Grande Treviso, nata dal protocollo di intesa dell’Ipa, inserita nell’area Patreve, su cui Manildo e la sua giunta non hanno intenzione di arrendersi tanto facilmente. Non è un caso che ieri Manildo, nel tracciare il bilancio del primo anno di governo della sua giunta, sia partito dai futuri scenari amministrativi e territoriali. «Ma niente voti, quelli li diano i cittadini», premette. E aggiunge: so che tutti abbiamo dato il meglio di noi stessi». La Smart City che ha sempre in mente è una Treviso «catalizzatrice, polo di attrazione dopo anni di mancato ruolo», una città «riferimento nel turismo, per le categorie, per i servizi comuni», un faro «della formazione di eccellenza, grazie alle università venete». Nel cuore Manildo ha ancora la festa di piazza Borsa di un anno fa, come la serata con Paolini e Brunello di ottobre, gli incontri con la Kyenge e Farinetti. Nella mente, il film di un anno vissuto intensamente, e non senza difficoltà, scogli e correzioni di rotta. La partenza, le difficoltà, le critiche («inaccettabili quelle disoneste intellettualmente, ma cerco di passare oltre»), i provvedimenti più tormentati (smog, Tasi, e ora la pedonalizzazione), le riforme più decise (ius soli, coppie di fatto, registro sulle disposizioni di fine vita). In coscienza, confessa la consapevolezza di «essere in ritardo su molti temi», invoca attenuanti («molti temi sono stati ereditati dalla passata amministrazione che non li ha affrontati»), e ricorda il forte dibattito interno alla coalizione sui tasti più delicati (cemento, Pat, aeroporto), «punta a una condivisione alta di obiettivi, che risolva i problemi, non a compromessi al ribasso». Sul piano politico, non rivendica meriti rispetto all’effetto Renzi e all’onda del centrosinistra. «Ma c’è la soddifsazione di aver cominciato un percorso nel 2012, una strada vincente», risponde, «poi, certo, Renzi ha allargato con il suo linguaggio vincente, il suo modo di porsi, la carica di fiducia che dà a chi lo ascolta». E nei prossimi 4 anni, annuncia provvedimenti a tamburo battente. Lo slogan è trino: visione, coraggio, ottimismo. Ne è convinto. Perché «è finito il rodaggio»: perché la giunta - da lui difesa sempre, ieri come il primo giorno – «è collaudata, si è assunta tutti gli oneri, anche quelli lasciati dai predecessori»; perché insomma «le fondamenta sono state costruite»; perché adesso, secondo il primo cittadino, «si può lavorare per l’efficienza»; e perché a monte «c’è la fortissima coesione di partiti e liste che hanno firmato la carta dei valori di Treviso Bene Comune nel 2012». E predicando determinazione ai colleghi di giunta come prima virtù dell’azione, ha citato come esempio la politica sulla sicurezza del vice Grigoletto, ironicamente auto-soprannominatosi «Scelba». La Grande Treviso, come la Smart City, sarà la cartina di tornasole del secondo anno di mandato. Fra tante promesse e progetti, Manildo chiede però anche un impegno al governo e al premier. Anzi, due. La delocalizzazione delle imposte comunali sugli immobili: Imu e Tasi gestite in toto dai comuni. E ancora l’allentamento del patto di stabilità per i comuni virtuosi. Ben oltre la scuola o la singola ristrutturazione, messa a norma, restauro, che per i l primo cittadino, nel caso, sarebbe vila Margherita. «Lo Sblocca Italia, o Riparti Italia, chiamiamolo come si vuole, non può prescindere dal riconoscimento di chi ha i bilanci in ordine, spende bene, non spreca nulla». E per questo invoca l’autonomia fiscale – «potere nella responsabilità, responsabilità nel potere» - e confida molto nel tavolo Anci-governo. Intanto, entro il 30 giugno, c’è l’intesa sugli appalti da definire. Ci sono Villorba, Carbonera, Silea, Ponzano, Casier, Mogliano, Preganziol, San Biagio, e altri. E altri potrebbero aggregarsi. Anche la Provincia si è detta disponibile, ma Manildo vuole cogliere il «destro» offertogli dalla legge per far decollare la Grande Treviso. 

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