mercoledì 19 novembre 2014

Numeria ed edificio ex Provincia di #Treviso, qualche considerazione

Gli edifici rossi saranno del Comune,
quello più vicino nero il "nuovo" edificio privato
Nella Commissione consiliare Territorio di oggi, in seduta pubblica, si è visto il "plastico" dell'intervento proposto, o meglio, concertato tra Numeria e Giunta comunale, e forse anche parte di Maggioranza.

Nonostante il plastico non eravamo a Porta a Porta...

Grazie anche al "Piano casa ter", descritto a febbraio da questa maggioranza come la peste, avremo 3.200 metri cubi in più dell'attuale, 10 volte tanto i 300 metri cubi che sarebbe possibile costruire se non ci fosse il Piano casa. Però con la contropartita di due sale e dell'edificio ex Prisma che passeranno in proprietà del Comune. Il resto dei benefit sono poca cosa.

Quindi: due piani, quasi tre, in più della sagoma attuale, fino ad arrivare all'altezza dell'edificio "ex Inail" a cui va aggiunta la previsione che vengano realizzati uno o due piani interrati per i parcheggi.

A proposito: con la Deliberazione in discussione si crea un precedente di applicazione del Piano casa regionale al centro storico di Treviso e non solo che potrebbe avere effetti deflagranti sul futuro della nostra città al di là delle belle parole sul cemento zero, anche al di là della "finta" riduzione introdotta dall'osservazione del Sindaco sul PAT.

Sapendo che la seduta sarebbe stata ricca di interventi ho anticipato via email agli altri commissari le mie considerazioni che vi sottopongo:
In merito all'argomento in oggetto, a dispetto di qualche possibile interpretazione, anche alla luce di certi passaggi della nota dell'Assessore competente, tengo a sottolineare l'ampio margine di discrezionalità tecnico-amministrativa e, conseguentemente, politica della decisione.
Non credo sia necessario ribadire che non vi sia alcun sospetto di illegittimità manifesta nel provvedimento in discussione come, per quanto non precisamene riferito all'oggetto, ha ampiamente evidenziato, in termini generali, l'Avvocatura civica nel parere del settembre 2014 in merito alla discrezionalità della valutazione degli Organi amministrativi competenti.

A un sommario esame l'intervento prospettato dal privato si sostanzia nella realizzazione di residenze e locali commerciali mentre il resto (sala consiglio, sala Marton, edificio ex Prisma e portico) è indicato quale beneficio pubblico.

Inoltre l'assessore ci ha detto, almeno così è parso di comprendere, che il beneficio pubblico non sarebbe minimamente dovuto in base alla normativa vigente e quindi, se posso semplificare, ancora grazie che resta qualcosa di pubblico nell'area della ex Provincia.

Orbene, a mio giudizio, non va dimenticato che l'attuale PRG (art. 32 delle NTA), sancisce che la quasi totalità dell'area in argomento (cioè la porzione ricadente in sottozona A.S.) è destinata alla localizzazione di servizi amministrativi comunali, di enti a carattere pubblico o di interesse pubblico, culturali, sanitari, sociali, ricreativi, le opere di culto e tutte le infrastrutture inerenti alle destinazioni della sottozona.
Non è un caso, perciò, che lì sorgessero gli uffici della Provincia di Treviso.

Risulta pacifico che la proprietà di terreno e immobili non rilevino ai fini dell'utilizzo degli stessi essendo ben possibile che servizi amministrativi comunali, di enti a carattere pubblico o di interesse pubblico, culturali, sanitari, sociali, ricreativi, le opere di culto possano trovare localizzazione in proprietà privata ad esempio, banalmente, tramite locazione in affitto.

Sono, invero, anche possibili, sempre a norma delle NTA, cambi di destinazioni d’uso fra quelli ammessi per la sottozona (cioè quelli citati sopra),o, anche, cambio d'uso da non residenziale a residenziale.

Mi pare quindi evidente che sia ammesso il cambio di destinazione ma che non vi sia alcun obbligo a concederlo a meno che non ne ricorrano le necessarie condizioni.
Tralascio la questione della scelta pianificatoria che attiene alla amministrazione che valuta, o dovrebbe farlo, i pro e i contro per la collettività dell'eventuale cambio di destinazione d'uso, totale o parziale, nel quadro della propria discrezionalità tecnico-amministrativa, poiché si potrebbe astrattamente ricondurre questa attività alla semplice indicazione di ammissibilità presente nelle NTA, per quanto ciò rischi di impedire qualsiasi valutazione puntuale sui singoli interventi, anche di assai rilevante portata come è quello in oggetto.

Con parole più semplici tralascio le domande: a Treviso, in centro storico, a pochi metri dal Duomo, in un'area che sarebbe destinata a servizi amministrativi pubblici o di interesse pubblico è utile alla collettività che si realizzino nuovi appartamenti?
Non ce ne sono forse abbastanza e in larga misura vuoti, se è vero, come anche l'Assessore ha dichiarato alla stampa, che negli anni il centro si è drasticamente svuotato di residenti?
Non è forse vero che il Presidente della commissione territorio ha "promosso", conseguendo il favore dei consiglieri in Consiglio comunale, uno sconto sugli oneri di urbanizzazione, in centro storico, nel caso di cambio di destinazione d'uso da residenziale a commerciale/direzionale (citando, in particolare, gli studi professionali) perché piuttosto che niente meglio piuttosto?

Indubbio è, invece, che il cambio di destinazione d'uso di cui stiamo parlando oggi implichi, almeno, la verifica dell'eventuale mutato carico urbanistico associato alle diverse destinazioni e la precisa e attenta valutazione degli oneri conseguenti che saranno a carico del proponente: parcheggi e altro.

Altra possibilità consentita dal PRG per la zona è quella relativa all'insediamento di attività complementari e di servizio strettamente funzionali e proporzionali all’entità degli impianti (laddove gli impianti pare difficile che si riferiscano alle residenze nonostante l'acuta osservazione del Commissario Zampese nelle sue considerazioni scritte e anticipate a tutti i commissari).
Pertanto è, su questo tema, pienamente evidente che è solo la discrezionalità tecnico-amministrativa, e quindi politica, che può fare giungere a concludere che, come riportato nella proposta di Deliberazione per il Consiglio in discussione, l'insediamento di una superficie commerciale di 1.000 metri quadrati risulti un'attività complementare e di servizio strettamente funzionale e proporzionale.
Qualche dubbio, peraltro, è lecito, considerando che poco prima nel testo della Deliberazione (pagina 4) si afferma che la sottozona A.S. è equivalente alle zone F e considerando che nella zona F, come ci ha saggiamente e con competenza ricordato l'ULSS n. 9 nelle controdeduzioni alle osservazioni sull'accordo di programma della Cittadella della Salute, non è ammesso l'insediamento di medie strutture di vendita dal PRG di Treviso (art. 66 delle NTA).

Un altro e corposo tema è quello relativo all'applicazione del "Piano casa ter" che non è minimamente esente da valutazioni discrezionali al di là delle prassi più o meno consolidate o all'orientamento, anche giurisprudenziale, più o meno prevalente.

Anzi, questo tema risulta squisitamente politico nell'accezione della responsabilità politica che i consiglieri e la Giunta si assumono.
Infatti ricordo a tutti le contestazioni pubbliche promosse dal Sindaco di Treviso tramite dichiarazioni ai media e quelle avanzate da esponenti regionali del PD anche in Consiglio regionale, ricordo a tutti anche il ricorso in Corte costituzionale presentato dal Governo nazionale contro la legge regionale veneta sul cosiddetto "Piano casa ter", il ricorso al Consiglio di Stato del Comune di Asiago contro la pronuncia del TAR Veneto avverso la deliberazione comunale di disapplicazione del "Piano casa ter" e altri esempi si potrebbero citare.

Infine ricordo l'atto politico più significativo e cioè l'atto approvato dal Consiglio comunale di Treviso nella seduta del 26 febbraio 2014 in cui si afferma che il Piano casa ter è ritenuto "gravemente lesivo delle competenze dei comuni" e che la scelta regionale compiuta con il Piano casa ter "sia da reputarsi illegittima" costituzionalmente. Se questo è stato scritto in un atto ufficiale e votato favorevolmente dal Sindaco di Treviso e da 22 consiglieri comunali su 28 persone presenti e votanti, qualche margine di discrezionalità il Comune di Treviso lo sta utilizzando per dare il via libera a questa operazione o, quantomeno, per avallare più o meno esplicitamente l'inevitabilità dell'operazione anche qualora fosse promossa su esclusiva iniziativa privata.

Concentrandosi sulla questione dell'ampliamento volumetrico, inoltre, è pacifico che la presenza di un limite massimo non implichi necessariamente che tale massimo debba sempre e comunque essere concesso. Nello specifico, sia il parere legale della società proponente, sia il testo della Deliberazione evidenziano il margine di discrezionalità dell'interpretazione della norma che, è bene ricordarlo, anche qualora si volesse applicare senza discussioni la L.R. 14/2009, come modificata da ultimo nel 2013 ("Piano casa ter"), prevede il rispetto dei limiti di cui all'art. 8 del DM 1444/68 che, appunto, sono limiti massimi. Peraltro, al riguardo, viene in aiuto il PRG e il grado di protezione 4 che grava sull'immobile e che richiama la necessità di tendere al recupero morfologico esterno: recupero che non è scontato sia compatibile con una sopraelevazione di due piani o con le altre modifiche prospettate.
Tanto è vero che, ancora una volta, il testo della proposta di Deliberazione afferma che la accettabilità dell'intervento è basata su "valutazioni tecniche svolte dagli uffici, vista la connotazione del lotto di proprietà e le caratteristiche degli edifici circostanti di carattere storico-artistico". Valutazioni certamente legittime ma che, ancora una volta, rientrano nella discrezionalità tecnica e amministrativa dell'Ente per quanto supportate da un parere legale di parte della società proponente.

In merito all'ampliamento volumetrico, inoltre, non va dimenticata la possibilità di riconoscimento del credito edilizio a fronte delle norme tecniche di attuazione del PAT già adottato e che potrebbero essere ritenute già efficaci in regime di salvaguardia.

Valutazioni, pertanto, discrezionali, tutte legittime e differenti solo sul piano delle valutazioni tecnico amministrative e, in alcuni casi, eminentemente politiche. Valutazioni che richiedono un adeguato grado di consapevolezza e di cognizione in merito alle "convenienze" in gioco anche economiche per il privato e per la collettività che accetta una proposta in quanto la condivide o che rilascia l'autorizzazione a un intervento.

La quantificazione di un valore di oltre un milione di euro per 17 parcheggi ad uso pubblico, a esempio, lascia quanto meno sconcertati.

Concludendo, a dispetto di quanto ci vuole fare credere qualcuno, con questa deliberazione il Consiglio comunale sancisce molto di più della semplice constatazione che se ci portiamo a casa qualche sala pubblica e qualche parcheggio ci guadagniamo rispetto al non avere nulla.

Con quello che a me non sembra certo indiscutibile o pacifico, si passa da un'ipotetica necessità di una variante urbanistica per l'insediamento di una media struttura di vendita al considerare il progetto presentato pienamente conforme a ogni dettato normativo e, addirittura, si dipinge come obbligato e inevitabile l'assenso del Comune a quanto proposto, quasi esattamente per come proposto.

In tale contesto la previsione della parete a verde appare del tutto velleitaria a fronte di un'ipotesi di realizzazione di due piani interrati in una zona caratterizzata dalla presenza di una falda idrica a minima profondità dal piano campagna e a fronte di numerose osservazioni al PAT, orientate alla tutela dell'equilibrio idrologico e idrogeologico della città, in cui si erano proposti seri requisiti per simili interventi; osservazioni che in sede di Commissione urbanistica sono state evidenziate come meritevoli di considerazione da numerosi commissari, anche di maggioranza.

Per rendere meglio il concetto: con questa Deliberazione si consente a un soggetto privato di realizzare oltre 20.000 metri cubi di appartamenti e 1.000 metri quadrati di superficie commerciale a poche centinaia di metri dal Duomo di Treviso. E questo assenso, lo ripeto, non è né scontato né obbligato, ma rientra nella potestà del Comune concederlo in questa forma.

Perciò, con questo atto, detta concessione diventa piena responsabilità dei consiglieri comunali che voteranno favorevolmente.
Al di là di successivi schemi di convenzione e quant'altro che tratteranno i dettagli dell'operazione perché il testo della Deliberazione già reca in sé tutte le valutazioni di ordine tecnico e amministrativo che determineranno l'esito dell'intervento. Se già oggi appare inevitabile il rilascio dei permessi richiesti ancora di più obbligato sarà l'esito una volta approvata questa deliberazione anche nell'eventualità che si lasciasse interamente all'iniziativa privata la definizione dell'opera.

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