lunedì 24 novembre 2014

Ivano Zanchetta espone “MAREGGIANDO”


Di Mirco Venzo
Dal 8 novembre al 16 dicembre nello “Spazio Paraggi” in via Pescatori (TREVISO), Ivano Zanchetta espone “Mareggiando”, una serie di fotografie aventi tutti un unico soggetto: il mare.

Gli scatti realizzati con una Hasselblad che impressiona una pellicola B/N preferibilmente a bassa sensibilità (pochi ISO) sono stampati dallo stesso autore su carta barritata.

L’orario preferito per gli scatti è la mattina presto, quando la luce è tenue e la gente non affolla i paesaggi, per lo più balneari.
Le località sono tutte mediterranee.
Ecco alcuni spezzoni del dialogo avuto con l’autore.

- “Ho notato che in tutti i suoi lavori, in ogni scatto è assente la figura umana”.

- “Ritengo sia un di più… Ma le faccio notare che non è vero che colgo i paesaggi completamente privi delle tracie umane. Al contrario la presenza umana c’è sempre!”

In effetti, tutti i paesaggi seppur privi della figura antropomorfa, hanno di solito un segno tangibile della sua presenza: un ombrellone, una panchina, una striscia cementata dove camminare.
In questo senso le immagini che si osservano ricordano concettualmente Luigi Ghirri, anche se lo stile di Zanchetta è notevolmente diverso da quello del maestro emiliano.
L’uso del bianco e nero, la forma quadrata di tutti i suoi scatti e la costruzione dell’immagine permettono al trevigiano di ritagliarsi un suo stile.

“Il mio obiettivo è di riuscire a dare dinamismo ad una foto che essendo quadrata, teoricamente mal si presta allo scopo. Questo mi costringe a studiare con particolare cura l’inquadratura, individuando dei punti di fuga decentrati che diano energia alla foto”.

Ed è forse questo il segreto che possiedono le immagini di Zanchetta, scatti dove il paesaggio seppur privo di uomini, seppur realizzato quando la luce è mansueta ulteriormente ammorbidita dall’uso dei tempi lunghi, riescono sempre a polarizzare l’attenzione dello spettatore per trascinare la sua mente lontano da Treviso, in un mondo di sensazioni, ricordi, profumi, suoni che si rifanno ad altri tempi ed ad altri luoghi.

- “Se ci ha fatto caso, quasi tutte le immagini sono abbastanza piccole. Io voglio che lo spettatore si avvicini all’opera affinché possa entrare in relazione con essa e farsi trasportare dal paesaggio che ho catturato.”
- “Per la verità ci riesce molto bene, sono foto che spingono alla meditazione. E’una reazione mia personale o al contrario è uno dei risultati che voleva ottenere?”
- “Guardi, la meditazione rientra in tre fasi nel mio lavoro. Anzitutto nell’ideazione del progetto. Tutti questi scatti sono realizzati nell’arco di svariati anni e a seguito d’innumerevoli viaggi che pianifico solo nel tempo libero. Il secondo momento di meditazione è legato alla concretizzazione degli stessi, la scelta di dove porre il cavalletto, la scelta dell’inquadratura studiata e pensata con cura, e per finire durante la stampa delle opere che realizzo personalmente in camera oscura. Mentre l’immagine esce dall’acido la mente mi riporta nel luogo dove la catturai. Il terzo momento di meditazione è quello che spero sia indotto in chi le guarda le mie stampe…!”

Altri lavori di Zanchetta sono “Cattedrali del lavoro” sull’archeologia industriale e un libro di foto: “Treviso, percorsi notturni”.

Anche in tali lavori molte delle caratteristiche sopra citate sono facilmente individuabili; a conferma che l’artista ha un suo stile ben definito, adattabile in differenti contesti.

Mirco Venzo



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