di
Mirco Venzo
Sabato 15
marzo presso Ca' dei Ricchi è stato presentato il libro di Monica Sarsini "Alice, la guardia e l'asino bianco".
Monica non è
l'autrice del lavoro, è a suo dire solo colei che ne ha corretto gli
aspetti grammaticali e tecnici, le autrici del lavoro sono le
detenute del carcere toscano di Sollicciano dove Sarsini coordina un
corso di scrittura creativa per alimentare gli animi e le menti delle
detenute.
Nella serata,
oltre alla testimonianza dell'artista toscana, altri relatori hanno
raccontato la loro esperienza all'interno di strutture carcerarie,
tra i quali lo stesso assessore alla cultura del comune di Treviso,
il prof. Luciano Franchin che per un breve periodo ha tenuto un corso di filosofia all'interno della casa circondariale di Santa Bona, qui a Treviso.
Gli spettatori
hanno potuto ascoltare in quali condizioni versano le carceri
italiane.
Esiste
un adagio che afferma che si
coglie la qualità di un ristorante andando a visionare la
pulizia dei bagni.
Se i bagni
sono decorosi, vi è la speranza che nel ristorante si mangi bene e
la pulizia sia curata, altrimenti meglio cambiar locale...
Il bagno della
nostra Italia sono le sue carceri.
Le
testimonianze portate dai relatori presenti a Ca' dei Ricchi,
all'unisono, affermano che c'è molto da fare per attuare davvero i dettami costituzionali anche nelle strutture
carcerarie (Art. 27 Cost.: "le pene non possono consistere in
trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato").
D'altra parte
non è un caso se il Consiglio d’Europa afferma che in Italia vi
sono sovraffollamento e maltrattamenti nelle strutture di detenzione.
Da queste carceri le persone anziché essere recuperate escono troppo spesso
solo peggiorate.
Non è un caso
che di frequente vi facciano ritorno.
Questo dato
conferma che il problema non riguarda solo chi deve scontare la pena
ma anche e soprattutto chi, rispettoso della legge, dovesse
incontrare, fuori di casa o peggio dentro la propria casa, uno di
questi suoi concittadini.
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