giovedì 4 dicembre 2014

Numeria ed ex Provincia di #Treviso: epilogo

Come già raccontato dai quotidiani e senza sorprese per nessuno il Progetto Numeria è stato approvato nella seduta del 28 novembre anche dal Consiglio comunale, dopo esserlo stato già dalla Giunta.

In realtà qualche voce critica si è sollevata anche dalla Maggioranza.

Il Gazzettino, 30-11-2014

Durante la seduta è stato anche presentato e approvato un emendamento, sempre della Maggioranza, che chiede di documentare fotograficamente con una elevata fedeltà l'attuale edificio prima che venga  parzialmente demolito e modificato, con ciò riconoscendo la perdita, anche architettonica, per la città.

La giustificazione di tale perdita: "non si poteva fare altrimenti..."

Come sapete, la penso molto diversamente.
Infatti nel mio intervento in Consiglio ho all'incirca pronunciato queste parole:

Ciò che mi sorprende di più è l'assenza di coraggio di questa Amministrazione.

Sento troppo spesso la motivazione che è colpa degli altri.

Dopo tanti, troppi, annunci elettorali abbiamo visto solo qualche provvedimento di indirizzo o simbolico ma quando si doveva passare ai fatti concreti non abbiamo visto la decisione, il piglio, che ci si sarebbe aspettati da chi doveva, così si è presentato, portarci fuori dal ventennio di buio.

Qualche esempio...

Il PAT per ora non è stato minimamente cambiato nella sostanza, confermando, solo con minore incisività, la già prevista riduzione alla prima variante al piano degli interventi (PI) della capacità edificatoria residua. Tanto che si parla ancora del "PAT della lega".

Per il piano di rischio aeroportuale abbiamo ottenuto, ancora una volta, solo un atto di indirizzo perché i contenuti sono stati interamente confermati rispetto all'elaborato "della lega" dopo un anno e mezzo di "attesa", solo in parte dovuta al "ritardo" del pronunciamento di ENAC.

Sulla nuova Cittadella della Salute abbiamo visto qualche modifica del tutto marginale a fronte della totale obliterazione di ogni osservazione pervenuta dai cittadini, salvo qualche virgola, alla faccia della partecipazione e, ancora una volta, alla faccia dei provvedimenti di indirizzo votati da questo Consiglio comunale.

Per tornare a Numeria: ho sentito dire che il "piano casa ter" è legge e dunque nulla si può fare e quindi ancora grazie che ci concedono qualcosa e, per questo, si riconosce il beneficio pubblico.

Ricordo però che a febbraio scorso questo Consiglio comunale aveva dato mandato al Sindaco di presentare una proposta di legge regionale perché, nelle motivazioni, si riteneva che "il piano casa ter" fosse incostituzionale e che fosse deleterio per gli aspetti di tutela ambientale e sociale della città rappresentando una deroga troppa estesa e automatica. Dopo 7 mesi non ho saputo di azioni concrete attuate dal Sindaco ma, piuttosto, ho sentito in commissione consiliare che il "piano casa ter"c'è e ce lo teniamo così com'è. Ciò dimostra che gli atti di indirizzo restano lettera morta per quanto riguarda le questioni davvero importanti.

Ma il provvedimento di oggi compie un'altra scelta, a mio giudizio, sbagliata; con quello che definirei lo specchietto per le allodole delle sale pubbliche e di qualche parcheggio, si sancisce, ufficialmente, per iscritto, che:
  • il "piano casa ter" è pienamente operativo,
  • nella ex Provincia, a poche centinaia di metri dal Duomo di Treviso, può entrare una media struttura di vendita in quanto funzionale al cambio di destinazione d'uso a residenziale, 
  • si possono tranquillamente realizzare almeno due piani interrati, nonostante la presenza di una falda a limitatissima profondità e nonostante, anche qui, alcune osservazioni al PAT che evidenziavano la delicatezza di tali interventi,
  • e, infine, gli unici vincoli sono l'altezza di edifici circostanti, con una interpretazione della norma che consente un aumento di volumi di oltre 3000 metri cubi, e il mantenimento di alcune sale.
Tra l'altro si accetta esplicitamente che il privato possa recedere dall'accordo se non fossero accolte tutte le sue richieste, senza porre alcuna clausola di autotutela del Comune rispetto alle concessioni fatte.

In sostanza si scrive nero su bianco che ogni contenuto della richiesta privata è non solo legittima ma è accettabile e viene acconsentita, senza nessuna subordinazione "di principio" all'interesse pubblico.

Con la dichiarazione di interesse pubblico, cioè, si concede un iter amministrativo condiviso, agevolato, diverso dall'ordinario, a fronte della cessione di alcune sale e poco altro.

Il privato, quindi, cede delle sale per avere un iter amministrativo facilitato, ma così, in realtà, ottiene un provvedimento che afferma, nelle premesse e nelle motivazioni, che l'intervento può essere realizzato come proposto. Pertanto, qualora non si giunga a una convenzione soddisfacente, il privato potrà tenersi le sale e agire di iniziativa autonoma e come vuole, decadendo qualsiasi possibile ragione tecnico discrezionale ostativa. Infatti le ragioni tecnico discrezionali sono già esplicitate con questo provvedimento, in senso pienamente favorevole al privato. A ciò segue che lo svantaggio potenziale per la mancata sottoscrizione della convenzione è solo per il Comune.

Pertanto si riproporrà, in fase di definizione della convenzione, il "ricatto" di oggi, con l'aggravante di non disporre di alcun margine di discrezionalità tecnico amministrativa per "resistere" alle pretese del privato. 
L'aggravante, cioè, di avere oggi, con l'approvazione di questo provvedimento, spezzato ogni freccia al proprio arco, all'arco di chi dovrebbe tutelare l'interesse collettivo.

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