martedì 23 giugno 2015

XIX Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro a #Treviso

di Mirco Venzo, Treviso 10/06/2015

Si è tenuto ieri (ndr. il 9 giugno 2015) presso la Camera di Commercio di Treviso il seminario di presentazione del XIX rapporto annuale sul mercato del lavoro nella marca.
Lo studio ha prodotto un testo di 270 pagine curato da Federico Callegari e riassumere quanto detto ieri dai molteplici relatori cercando di essere esaustivo e sintetico pare opera impervia.
Mi limiterò quindi a riportare in questa sede qualche pillola raccolta dai vari relatori, giusto per dare degli stimoli all’approfondimento.
Nicola Tognana, presidente della Camera di Commercio ricorda a tutti che “Stiamo vivendo un cambio di paradigma e pensare che tutto ritorni come prima sarebbe profondamente sbagliato…”.
Leonardo Muraro è estremamente caustico nel ricordare che l’ente “Provincia” che da qualche tempo si vuol abolire, segue a svolgere delle funzioni, tra cui quello di finanziare uno studio come quello a cui si sta dando evidenza nel convegno, in una situazione grottesca: i Presidenti delle Province in Italia hanno perso la disponibilità di gestire un miliardo di Euro di entrate proprie nel 2015, taglio effettivo, che saliranno a 2 miliardi nel 2016 e a 3 miliardi nel 2017, con la promessa che sarebbe stato destinato ad altri enti il 50% dei dipendenti appartenenti agli organici delle Province.
Di fatto i dipendenti sono ancora quasi tutti al loro posto, non essendo stati definiti, come invece prevedeva la legge, i meccanismi di ricollocazione e le funzioni che dovrebbero essere destinate altrove. Perciò, al momento, da quel che ho compreso sono sempre in carico a questo ente.
Critica più feroce e lucida Muraro non poteva sollevare all’amministrazione centrale che più che risolvere i problemi pare allo scrivente li stia generando.
Così come affermare che “Nulla tornerà più come prima” se non s’individua quali sono gli elementi che caratterizzano il cambiamento e di conseguenza non s’individua chi o che cosa li ha generati, lascia il tempo che trova.
Banalmente, incrociando le due affermazioni pronunciate dei primi due relatori ci si chiede: "Uno Stato che toglie le Provincie con una mano e toglie fondi per un miliardo e più di euro a chi comunque sta continuando ad adempiere alle sue funzioni è un elemento che è concausa dei problemi, che favorisce la loro soluzione o che è ininfluente?"
Questo senza necessità di entrare nelle valutazioni della buona o cattiva gestione che può avere caratterizzato il mandato del Presidente Muraro.
Ci troviamo in una situazione simile a quella medioevale quando non si era individuato che cosa avesse causato la peste, e l’unica cosa che si poteva fare era contare i morti.
Ed allora andiamo a riassumere i due dati che più mi son parsi interessanti: dal 2008 al 2014 nella sola provincia di Treviso si sono persi più di 34.000 posti di lavoro.
Per dare un’idea di questo numero si pensi che sono più di tutti gli abitanti dell’intero comune di Ponzano Veneto (12.469), Carbonera (11.187) e Silea (10.178) messi assieme.
Le cifre sono raccolte da wikipedia e magari non saranno esattissime, ma rimane la loro funzione indicativa.
Le aziende che sono decedute dallo stesso anno a marzo 2015 risultano essere 4.431.
Il dato è quantitativo, ma non qualitativo, della serie: molte aziende con esperienza decennale sono state spazzate via da questo virus che non è stato individuato, ma altre sono sorte, con esperienza, logicamente, pari a zero.
Statisticamente l’azienda che è morta con la sua esperienza vale come il giovane che ha aperto una micro azienda cercando di arrivare a fine mese con la sua iniziativa.
Non voglio con ciò minimamente banalizzare il lavoro svolto dai relatori che si son attivati per recuperare indicazioni suffragate dai dati, onde fornire consigli utili alle aziende per reggere l’impatto della crisi.
Ad esempio mi ha favorevolmente colpito l’intervento del Prof. Mantovani quando affermava che non si può solo puntare sulla quota “estero” per rimanere in vita ma bisogna avere anche una quota di fatturato legato al mercato interno.
Questa considerazione è stata supportata attraverso una complicata analisi dei bilanci aziendali a seguito della quale non sono risultati esenti da critiche gli istituti di credito che, in alcuni casi, forniscono i tassi di finanziamento migliori alle aziende con tasso di rischiosità maggiore.
Così come il dott. Federico Callegari ha accennato che i tassi di natalità del nostro paese sono tali da non giustificare in nessuna maniera una crescita, almeno in base ai modelli economici classici.
Ma lo scrivente si interroga, come fare a incrementare la quota di fatturato interna se l'equivalente di tre interi comuni dentro una delle provincie più salubri economicamente dell’intera nazione è, di fatto, impossibilitato ad essere clienti.
Così come diventa difficile concepire un equilibrio sociale ed economico in una società (quella trevigiana) che vede l’età media della popolazione crescere, un tasso di natalità pari a circa lo zero, attorniata, al contempo, da una situazione demografica mondiale come quella evidenziata dal grafico proposto qui.

E soprattutto, come si può tutelare l’ambiente ed il territorio (affermazione che è stata fatta dal tavolo dei relatori) se la specie più divoratrice del pianeta, l’uomo, seguita a crescere con il tasso sopra riportato al di fuori dei confini del nostro continente?
Queste risposte dall'Osservatorio non sono arrivate anche se ho il sentore che, se dovessi intervistare privatamente ognuno dei relatori, ognuno di loro avrebbe ricette da propormi.

Nota di redazione: ci scusiamo con il nostro autore Mirco Venzo per il ritardo nella pubblicazione

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